
Non si può che chiedere di alzare la mano a chi, con un bimbo piccolo, non abbia mai sofferto nemmeno di un principio di ‘tendinite’ al braccio.
E’ la classica fitta, la tremenda stilettata, che solitamente affliggono l’avambraccio o la faccia esterna, dorsale, del pollice.
Di solito appare quando si tiene il bebè in braccio, ma anche quando si muove il polso o il pollice, o quando si afferra qualcosa (ad esempio un piatto) ed è richiesta la pressione del pollice, o quando si stira, si cucina, si fa giardinaggio…insomma, un vero tormento.
Capita alla neo mamma, ma anche al neo papà, che se palestrato può vivere un intimo senso di umiliazione.
E’ perchè il bimbo pesa troppo? O perchè lo si prende troppo in braccio? O lo si fa male?! Ma tutti i pesi che tiri su in palestra non aiutano ad evitare?
Dipende. Iniziamo a fare un po’ di chiarezza.
E’ una tendinite? Meglio tendinopatia.
Tendinite indica la presenza di infiammazione, cosa che non sempre accade, tanto che i rimedi tipici dell’infiammazione (antinfiammatori, riposo e ghiaccio) spesso non riescono a risolvere il problema.
Tendinopatia indica la sofferenza di un tendine, generalmente intesa come dolore e perdita di funzione, di solito in relazione ad eccessi di carico.
E’ un problema comune, ma al tempo stesso complesso.
Ancora la ricerca scientifica non sa dire il perché un eccesso di sforzo porti al dolore nel tendine, né in realtà da dove questo dolore provenga.
E’ ormai assodato (vedi anche miei post precedenti) che il dolore è una risposta del cervello a dei segnali del corpo, e infatti il dolore da tendinopatia è qualcosa in più del tendine danneggiato. Ciò spiega perché ecografie e risonanze magnetiche spesso non trovano niente di rilevante nonostante il forte dolore, e al tempo stesso molte persone caricano tanto peso sui tendini senza sentire dolore, pur in presenza di una patologia del tendine riscontrata dagli esami.
Non stupisce quindi che parlare di trattamento valido sempre e per tutti è impossibile: antinfiammatori, iniezioni di corticosteroidi, riabilitazione basata sull’esercizio fisico e sul controllo posturale, massaggi e frizioni, stretching, modalità di terapia fisica come ultrasuoni, ionoforesi e terapia laser, onde d’urto, tecar…
Cosa fare allora?
Una buona visita, che sappia valutare bene la presentazione clinica dei sintomi in relazione alla storia della persona, al fine di ricercare l’origine del problema (i tendini nell’avambraccio sono tanti e bisogna capire quale e come soffre), e di conseguenza il trattamento ideale, che possa indicare, tra tutte le strategie presentate come risolutive, quella specifica per ogni persona in relazione alla sua situazione.
Quanto ai papà macho: l’allenamento è sempre specifico, sono forte in quello in cui mi alleno, ed è per quello che periodicamente cambio esercizi; quindi non devo stupirmi se in cose nuove, pur se all’apparenza semplici, possa trovarmi in difficoltà.