
Come scegliere il miglior corso di nuoto per il proprio bimbo?!
Le foto e il video circolati in rete, relativi alla capacità di Snorri Magnusson di ottenere risultati coi bimbi in piscina da’ molti spunti di riflessione.
Non nascondo che nel guardarli il primo sentimento è stato un leggero imbarazzo, avvertito ripensando ai tentativi da me fatti quest’estate per trasmettere il piacere dell’acqua e dell’acquaticità al mio Pietro di 1 anno, vista la apparente scarsità di risultati ottenuti (apparente perchè credo che il percorso di apprendimento di qualcosa sia già esso stesso apprendimento, al di là del risultato ottenuto).
La fascia di età 1-2 anni è quella in cui spesso si valuta l’opportunità di investire tempo e soldi in un corso di nuoto per il bimbo, ma scegliere non è facile, le proposte sono tante, e sapere che in Islanda ci sia un corso di qualità eccelsa poco aiuta.
Ma poi. Possibile che i risultati di questo istruttore siano di primo acchito così superiori a quelli dei corsi di nuoto che in media conosciamo?
A stimolare la mia curiosità è stata soprattutto l’affermazione dell’istruttore, nell’intervista, di non voler insegnare ai bambini a nuotare, e così sono andato a leggermi l’articolo scientifico legato alla sua esperienza (Front. Psychol., 28 April 2017).
Ed infatti in realtà lo studio poco c’entra col nuoto, essendo incentrato sulla comprensione dei meccanismi che permettono al bambino di imparare a mettersi in piedi, visto che i bimbi del video, dai 3 ai 5 mesi, contraddicono la convinzione diffusa che la capacità di un bambino di stare in piedi senza sostegno si ottiene all’età di 9-16 mesi.
A causa delle loro grandi teste e dei piedi corti, i neonati sono infatti come dei pendoli invertiti, e non è facile per loro mantenere contro gravità il baricentro nella piccola base d’appoggio.
Hanno quindi bisogno di numerosi tentativi prima di riuscirci, e quindi di tempo, di allenamento fisico, e di un grande lavoro intellettivo di elaborazione posturale, tutte cose che richiedono crescita, maturazione, apprendimento ed esperienza.
Lo studio valutava la possibilità di migliorare in 12 settimane, con due lezioni di nuoto a settimana, l’abilità di imparare a stare in piedi di neonati, che per opinione comune sono troppo piccoli per riuscire a farlo.
Al di là dei limiti formali nel come lo studio è stato condotto, nei commenti al video ho trovato molte critiche sulla necessità di insegnare di tale abilità che poco c’entrerebbero col nuoto, e l’utilità di accelerare le tappe, cosa eventualmente addirittura dannosa e alla lunga controproducente allo sviluppo psicomotorio del bimbo.
La mia opinione è che non credo che stare anche precocemente in piedi per 15 secondi possa creare danni, specie se vi si arriva con allenamento e stimolo graduale e diluito nel tempo come pare sia stato fatto. Né credo che sia un’abilità inutile, così come qualsiasi attività fatta in acqua che non sia il mero muoversi galleggiando. Dal punto di vista motorio ogni gesto nel rapporto acqua-bimbo è utile all’apprendimento, e tutto contribuisce allo sviluppo (se no il calciare la palla come dovremmo considerarlo, utile?!).
Certo, niente è necessario, quindi in ogni attività (dal gattonare, allo stare in piedi, al camminare) bisogna trovare il giusto equilibrio nel far sì che il bimbo sia invitato, stimolato e accompagnato nel compierla, senza costrizioni, forzature ed eccessivi sforzi.
Tutto deve quindi avere uno sviluppo naturale, che segua i tempi e le caratteristiche del bimbo.
Il miglior corso di nuoto neonatale quindi da scegliere?
Quello dove l’obiettivo di imparare a nuotare si accompagni a quello più ampio di creare un buon rapporto acqua-bimbo, possibilmente in una piscina vicino a casa così che si hanno meno scuse per non andarci nelle giornate pigre, e dove il corso sia per il bimbo un’esperienza piacevole, segnata dal sorriso anche solo all’idea di andarci, in cui gioco ed apprendimento siano un’esperienza in condivisione col genitore, che accetterà serenamente anche l’eventualià, come successa per una coppia di genitori della ricerca, di dover abbandonare e rinunciare perchè il bimbo si addormentava durante il corso della lezione.