
Che cos’è l’effetto placebo? Siamo sicuri che l’effetto placebo non sia nulla?
E’ un argomento molto complesso, ma ci sono personalità, come il professore Fabrizio Benedetti, capaci di renderlo comprensibile e accessibile anche a chi non è avvezzo all’argomento, e che invito a seguire nei suoi libri e nelle sue lezioni.
Il termine placebo di solito viene utilizzato per indicare un farmaco finto (la tipica pastiglia fatta di zucchero o il finto sciroppo che in realtà è acqua fresca), o una terapia finta (ad esempio una macchina laser con le luci accese ma che in realtà è spenta).
Ad esser più precisi il placebo non è solo il farmaco finto, ma l’insieme di tutti gli elementi che costituiscono il contesto psicosociale intorno al paziente: e quindi l’odore del farmaco, la sua forma, il colore, la vista dell’ospedale, le parole del terapeuta, l’essere toccati, e tutti gli altri stimoli sensoriali e sociali che contribuiscono a comunicare e ‘convincere’ il paziente che starà meglio nelle prossime ore.
Non siamo però di fronte ad una mera convinzione od illusione psicologica, poiché gli effetti del placebo nel corpo sono reali, fisici e misurabili, e con il placebo si riescono ad attivare e modulare nel corpo le stesse vie biochimiche su cui agiscono i farmaci.
Alcuni studi confermano che anche solo le parole usate creano un vero e proprio effetto farmacologico su una persona, che con il placebo si ottiene la produzione di oppioidi e cannabinoidi che danno tolleranza a dolore e fatica e che in caso di parkinson con il placebo si ottengono effetti sui recettori della dopamina.
La strada della conoscenza è ancora lunga, non esiste solo un effetto placebo, ma tanti meccanismi placebo, ancora da investigare e comprendere.
Per certi aspetti il placebo può sembrare banale buon senso a cui c’eravamo già arrivati con i consigli della nonna, ma il renderlo scientifico fa sì che possa diventare qualcosa di prevedibile e ripetibile, quindi usufruibile nel miglior modo possibile.
Certo è che purtroppo il placebo non pare possa sostituirsi al farmaco, avendo effetti più variabili (alla morfina risponde il 90-95% delle persone, al placebo solo il 25-30%), e una durata di azione molto più limitata nel tempo (di solito non più di mezz’ora, mentre il farmaco qualche ora).
E’ inoltre curiosa e importante l’interazione tra placebo e performance sportiva, e la possibilità di intervenire senza doping sulla percezione del dolore, della fatica, e sulle aspettative positive dell’atleta che possono effettivamente portare a migliorare la performance.
O è anch’esso doping?!